Quest’anno tra gli incontri del venerdì sera proposti alla nostra comunità durante la Quaresima, oltre alle consolidate Via Crucis, possiamo annoverare anche la Passio Christi, tenutasi venerdì 11 aprile nella Chiesa monumentale. E’ stato un momento molto intenso: il M° Gianpietro Bertella ha introdotto la serata spiegando che la Corale Santa Cecilia, accompagnata come sempre dall’organista Matteo Pian, non era lì per esibirsi in concerto, ma per creare un clima di raccoglimento e preghiera, per cercare di essere tutti partecipi del cammino di Gesù verso la croce, un’ “elevazione spirituale” verso la Pasqua.Il programma era articolato in vari momenti: prima due brani tratti dalla “Via Crucis” di F. Liszt e il “Crucifixus” di A. Lotti (1666-1740), brano a otto voci di grande impatto emotivo ; poi le soliste Cristina Klein, Paola Taddeucci, Anna Righettini e Luisa Bentivoglio hanno eseguito quattro pezzi dallo “Stabat Mater” di Pergolesi; a seguire, il coro riprende con lo “Stabat Mater” di F. Schubert (1797-1828), che abbiamo cantato in diverse occasioni ma che ogni volta non manca di commuovermi, e con il brano “Hir habt” per coro e solista dal “Deutsche Requiem”diJ. Brahms (1833-1897), in cui si immagina Gesù che canta dolcemente “...io vi consolerò...”. Infine il momento a mio parere più intenso: “Le sette parole di N.S. Gesù Cristo in Croce” di Nestore Baronchelli. Questo compositore bresciano non molto noto vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, morto a Gavardo nel 1956, grazie alle sue illuminate intuizioni con quest’opera in latino ha saputo regalarci profonde emozioni; la melodia è molto semplice, ma la particolarità sta nella suddivisione del coro tra parte maschile e parte femminile: bassi e tenori raccontano la vicenda della Crocifissione suddivisa in sette parti (i sette momenti in cui Gesù ha parlato appunto), come se fossero la voce narrante; un solista (Luigi Bergomi) interpreta le frasi dette da Gesù; soprani e contralti, invece, commentano la narrazione mettendosi nei panni di Maria, che vive impotente l’agonia del suo unico e amato figlio, e si uniscono a Lei e al Suo dolore... “fa che io possa piangere con te...”. Per me, che ho avuto il privilegio di vivere questa “speciale preghiera” dall’interno, è stato un momento davvero toccante: la musica e il canto amplificano enormemente la carica emotiva delle parole che si pronunciano; credo che anche tutti i presenti si siano sentiti coinvolti perché durante l’esecuzione venivano proiettate immagini inerenti al testo, con la relativa traduzione. E’ stata davvero una bella occasione per prepararci tutti alla Pasqua: anche il Maestro si è complimentato con noi perché questa volta, oltre ad applicare quello che abbiamo studiato con impegno durante le prove, abbiamo cantato con l’anima. Il canto è preghiera!