PASSIO CHRISTIE... quando nei dettagli trovi il volto e la voce di Dio
Da più di 30 anni la nostra corale offre alla Parrocchia ed ora all’Unità Pastorale un’elevazione musicale a conclusione della Quaresima, nella domenica delle Palme, in preparazione alla Settimana Santa di Passione. è un appuntamento che ogni anno si rinnova con nuove proposte, non solo musicali, ma più in generale legate anche ad altre forme artistiche come la pittura, la scultura e la letteratura.
Quest’anno abbiamo presentato questa Elevazione sabato 28 marzo a Sabbio Chiese e domenica 29 nella Chiesa Parrocchiale di Toscolano accompagnati al pianoforte dal m° Gerardo Chimini.
Ad aiutarci in questa meditazione le opere di due grandi artisti, musicista uno e pittore-scultore l’altro. Parliamo di Franz Liszt e di Michelangelo Buonarroti. Del primo la Corale accompagnata al pianoforte dal m° Gerardo Chimini ha eseguito la Via Crucis per solo, coro e pianoforte.
Del secondo sono state proiettate varie immagini di una delle sue maggiori opere, la Pietà “vaticana”. La Via Crucis di Liszt è una delle composizioni sacre frutto della seconda metà della vita di Liszt… nel 1865 riceve i voti minori francescani e si apre per lui un periodo di forte misticismo, e la sua produzione musicale è per lo più sacra.
Quest’opera è un piccolo Oratorio dove Liszt ripercorre musicalmente la storia della musica… dall'intonazione vagamente gregoriana dell'inno Vexilla regis, alla limpida trama polifonica di palestriniana memoria dell'O crux ave d'apertura e, ancora, dal gregoriano lo Stabat mater per voci femminili, dai solenni corali d'impronta bachiana (VI e XII Stazione) fino all'afflato quasi brahmsiano dell'Ave crux conclusivo – una pagina corale e pianistica di una trascendenza stupefacente.
Studiandola, per quanto ne siamo stati capaci, nei suo particolari, abbiamo colto davvero tanti dettagli che esprimono una grande fede dell’autore e la voglia di trasporre al meglio in musica la Passione di Gesù.
Liszt ha “nascosto” nelle già scarne trame musicali della Via Crucis piccole citazioni, simboli passaggi armonici che un ascolto superficiale non rivela. Probabilmente sapeva che molti ascoltando il suo brano o anche eseguendolo non avrebbero sentito o visto questi particolari – chissà quanti altri anche a noi sono sfuggiti – ma li ha messi lo stesso perché Dio non merita un lavoro superficiale e frettoloso, bensì il meglio che possiamo dargli. Quest’opera vede la luce fra il 1878 e i 1879… due anni! Non è nata in maniera estemporanea, “di getto”… anzi, è stata meditata, studiata, misurata in ogni sua battuta.
Come degno commento per questo splendido tappeto sonoro sono state proiettate alcune fotografie della Pietà di Michelangelo.
Altra opera unica e talmente perfetta da richiamare l’idea di una divina ispirazione.
Ringraziamo don Simone che le ha selezionate e ordinate per noi su misura per l’esecuzione della Via Crucis. Le fotografie sono del fotografo Robert Hupka che nel 2000 ha avuto la possibilità di fotografare l’opera di Michelangelo per tutta una notte, in San Pietro a Roma.
Ha potuto scattare centinaia di fotografie da ogni angolazione rivelando punti di vista impossibili per chiunque la veda come semplice visitatore della Basilica Vaticana. Anche qui si resta stupefatti dalla dovizia di particolari che solo dalle foto ad alta risoluzione possiamo cogliere.
Le vene sulle mani e sui piedi di Gesù, il volto di Maria, il velo di Maria, le pieghe della carne di Gesù, appoggiato fra le braccia della madre, il velo sulla fronte di Maria… particolari fantastici. Il retro stesso della scultura, invisibile allo spettatore, è scolpito con cura come se dovesse essere passato a giudizio con una lente di ingrandimento.
Perché Liszt e Michelangelo riempiono le loro opere di piccoli particolari, quasi invisibili, ben sapendo che l’occhio e l’orecchio di noi spettatori molto difficilmente li avrebbero colti?
Perché con le loro opere parlano di Dio e della sua perfezione.
Perché Dio vuole e merita il massimo da noi! Perché solo con il bello assoluto delle nobili arti della musica e della scultura l’uomo può provare a descrivere il mistero del crocifisso.
A loro non importava, probabilmente, ciò che avrebbero colto altri uomini, ma importava parlare di Dio in maniera piena, perfetta, “bella”… per quanto ad un uomo questo sia possibile.
Di fronte a questo modo di fare arte per la Chiesa, che ha caratterizzato i secoli passati, si resta senza parole!
Oggi siamo lontani anni luce da questo modo di servire la Chiesa con arte. Sono in molti a dire che negli ultimi decenni vi è stato un vero e proprio divorzio fra la Chiesa e l’arte. Per quanto riguarda la musica, pochi i grandi musicisti che con fede compongono per la Chiesa, ma anche i grandi pittori e scultori che operano nell’ambito ecclesiale.
Purtroppo oggi in Chiesa vige il “non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”… ciò che attira… una falsità ideologica e pastorale, un appiattimento umiliante… significa gettare alle ortiche secoli di evangelizzazione fatta anche con l’arte! Liszt, Michelangelo e tantissimi altri artisti del passato, che ancora oggi ci lasciano a bocca aperta o che ci rigano gli occhi di commozione con le loro opere, erano convinti che Dio fosse al centro della loro attività artistica sacra, del loro servizio alla Chiesa, e che Dio meritasse da loro, dall’uomo e dall’arte, il massimo possibile.
Erano anche convinti – ne sono certo – che nella Liturgia tutto dovesse avere una dimensione diversa da quello che vi era e vi è fuori da Essa… Questo è un concetto che anche Benedetto XVI riprende spesso quando parla della Musica Sacra: in Chiesa non possiamo usare il linguaggio della piazza… nella Liturgia ogni espressione verbale, figurata e musicale deve elevare, portare in alto, deve parlare al cuore in modo diverso da come parlano i giornali, la radio o le piazze.